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Gallinaro - Santuario di San Gerardo Confessore pellegrinaggio Scanno-Gallinaro 10 agosto

video 1    https://youtu.be/kp48aInN5a0

 video 2    https://youtu.be/MqhD7thedcE

  video 3    https://youtu.be/PNsoD_HkWyc

video 4    https://youtu.be/ScHxTXPyiqc

italiavirtualtour https://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=98394

 

Si rafforza ogni anno il 10 agosto un  legame storico che unisce gli Scannesi con San Gerardo. Pellegrini partono a piedi da Scanno,attraversano le montagne che le  separano da Gallinaro, Paese della Val di Comino, percorrendo a piedi circa 55 Km attraverso antichi sentieri.
La festa patronale di San Gerardo è antica e suggestiva, frequentata da numerosi pellegrini, turisti ed emigrati provenienti dal Belgio, dalla Francia e dagli Stati Uniti. Una specie di ossessione religiosa, di frenetica esasperazione, pervade il Santuario, quando alle 18, arrivano i pellegrini di Scanno, Pettorano sul Gizio e Minturno. La tradizione vuole che all’arrivo degli scannesi, il Santo inizi a operare miracoli. Un alone di mistero avvolge il loro pellegrinare… e per due ore diventano i padroni assoluti della chiesa patronale.
L’11 agosto alle 9 è il turno dei pellegrini di Ceprano, Roccadarce e Santopadre, le cui cittadine ospitano i resti mortali dei compagni di Gerardo: Arduino, Folco e Bernardo. Alle 10,30, con partenza dalla chiesa di San Giovanni, processione per il centro storico con la presenza dei parroci di Ceprano, Santopadre e Rocca d’Arce e delle reliquie dei rispettivi Santi. Dopo una sosta al Santuario, ritorno in chiesa e solenne concelebrazione officiata dal Vescovo con i parroci delle quattro cittadine. I festeggiamenti si concludono in serata con uno spettacolo musicale e fuochi d’artificio.
 
Dettagli: Il Santuario fu eretto nella prima metà del XII secolo nel luogo dove, nel 1102, erano stati sepolti Gerardo ed i suoi compagni Stefano e Pietro in pellegrinaggio verso la Terra Santa. Secondo il “Libretto gotico”, alcuni anni dopo, un altro pellegrino che giaceva malato nel paese ebbe la visione di Gerardo e, imploratolo, ne ottenne di essere prontamente risanato. Il prodigio non restò isolato e  commosse  il  popolo  di  Gallinaro al  punto  di  richiederne la beatificazione che fu concessa dal vescovo di Sora Roffredo, verso il 1127. La notizia più antica della chiesa risale al 1259 ed è contenuta in un testamento conservato a Montecassino, con il quale Fra Rainaldo, eremita di San Gerardo, detta le sue ultime volontà in relazione ai propri beni. La presenza di eremiti nel Santuario è confermata dalla tradizione orale e dal toponimo “Vigna dei Santi” (Santi erano detti gli eremiti) attribuito ad un terreno presso la chiesa ancora nel catasto del 1764. Nel XIV secolo, giunsero in visita a Gallinaro alcuni parenti del Santo: nel 1355, Domenico De Gerardis che fondò la Cappella del Santissimo Sacramento e poi, nel 1376, Pietro ed Andrea De Gerardis i quali fondarono e dotarono l’Ospedale.
 
 La devozione a S. Gerardo è viva soprattutto nei paesi della Diocesi di Sora ma sono molti i suoi fedeli anche in paesi di altre province: particolarmente note e attese sono le compagnie di pellegrini che giungono a Gallinaro il 10 agosto da Scanno, Pettorano sul Gizio e Minturno. Il lunedì di Pasqua si festeggia invece la traslazione del suo corpo nella chiesa maggiore. L’ultimo membro della famiglia del Santo che si fece vivo nel paese fu il gesuita John Gerard il quale, nel 1608, donò il braccio d’argento che ancor oggi racchiude la reliquia.
 
Nel 1685, in occasione dei lavori di riparazione dell’altare, furono ritrovate al suo interno le ossa di Gerardo, Stefano e Pietro. Le reliquie furono esaminate da una commissione teologica e medica nominata dal Vescovo Guzzoni e, riconosciute appartenenti ai tre pellegrini ricordati nel “Libretto gotico”, ne fu autorizzata la venerazione. Le reliquie poste in tre urne furono collocate in tre nicchie scavate nella parete retrostante l’altare principale della chiesa di San Giovanni.

 

Per chi dovesse vederla segnalatela e fate in modo che ritorni nella sua chiesetta del lago... divulgate e condividete grazie .... Scanno, la Madonnina della Chiesetta dell' Annunziata. I volti della Madonna e del Bambino furono intagliati e colorati da un pastorello su legno di pioppo nel 1700. Quando fu trafugata nel 1979 il ladro ripose le vesti accuratamente ripiegate sul tovagliato dell'altare. foto di Filiberto Tarullo 

Escursione Itinerari Dintorni di Scanno

Compilate campi vuoti dove vi è scrtto cerca per stato, cerca per regione, cerca per provincia, cerca per comune... i riferimenti sono: "Stato "Italia" Regione,"Abruzzo" Provincia "Aquila" Comune, "Scanno" nell'immediato poi si aprirà una pagina con tutti gli itinerari che vi sono nei dintorni di Scanno. Buone passeggiate 

Festa S. Antonio Abate "Barone"17 gennaio, 2015
Scanno (AQ)
Sant'Antonio Abate nella storia è ricordato tra i fondatori del monachesimo orientale perciò chiamato "padre dei monaci". Dopo la morte dei genitori distribuì i propri averi e nel 270 si ritirò nel deserto della Tebaide dove cominciò una vita all'insegna della penitenza. In quel luogo lo raggiunsero numerosi discepoli dando vita ad una comunità anacoretica in Egitto. Sostenne i martiri nella persecuzione di Diocleziano e si adoperò nella lotta contro l'Eresia Ariana. Fu Sant'Attanasio che scriverà la biografia del Santo che morì vecchissimo presso Afroditopoli nel 356.
 
La leggenda "de lo beatissimo egregio Missere il barone Sancto Antonio" è uno dei più interessanti documenti dell'antica poesia volgare abruzzese. Opere di un chierico che dovette diffonderla, come mostrano chiare tracce di tradizione orale in tutta l'area aquilana. Il componimento è giunto a noi nel Codice Casanatense nel 1808. Databile ai primi anni del Trecento la leggenda è entrata nel repertorio dei poeti di occasione, specie quelli appartenenti al mondo pastorale improntando moltissime orazioni in uso delle compagnie di questua che, in occasione della festa di Sant'Antonio, attraversavano l'intero Abruzzo. A Scanno, che fu tra i più fiorenti centri dell'economia armentizia, il ricordo di questo antico componimento è ancora molto vivo che Sant'Antonio, chiamato altrove Abate o di Gennaio, è detto Barone, anche allo scopo di distinguerlo dal Santo di Giugno, detto il giglio.
 
La mattina del 17 Gennaio, un tempo di buon'ora, la famiglia Di Rienzo che possedeva la maggior parte delle greggi svernanti in Puglia, faceva disporre all'esterno della propria casa, uno o più caldai di rame ricolmi di fumanti "sagne" con la ricotta. I devoti dopo aver ascoltato la messa nella vicina chiesa di Sant'Antonio Abate, si avviavano con il prete in testa al corteo verso casa Di Rienzo. Quì dopo il rito della benedizione del cibo, con una speciale formula che richiama l'incipit del cantare medievale, ognuno si serviva di un mestolo di minestra che consumava per devozione. Oggi il rito della minestra viene ripetuto e organizzato da associazioni e privati del paese di Scanno. La cerimonia, anche per lo scenario in cui si svolge, è molto suggestivo e dà avvio al lungo periodo del Carnevale.
 

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